La scorsa settimana ho pubblicato una vignetta sulla mia pagina Facebook commentando che chi mi conosce sa come la penso sulle creme solari. Giustamente, chi non mi conosce ha chiesto “Quindi lei cosa ne pensa dei solari?” e mi sono accorto che non ne avevo mai parlato “pubblicamente”.
Mi è tornato in mente un articolo di Bernard Ackerman, un dermatopatologo famoso in tutto il mondo quando io ero specializzando in Dermatologia, sul NYT il cui titolo “I BEG TO DIFFER; A Dermatologist Who’s Not Afraid to Sit on the Beach” ho tradotto e riutilizzato per questo post. In quel famoso articolo, Ackerman, uno dei maggiori esperti mondiali sul melanoma, sosteneva addirittura che non esistevano prove del valore protettivo delle creme solari e nemmeno del legame tra l’esposizione al sole e il melanoma.
Io non vorrei essere così provocatorio, ma vorrei invece invitare i miei pazienti ad una riflessione sul ruolo delle creme solari.
Innanzitutto le creme solari non sono prive di rischi, per la salute e per l’ambiente. Ovvio che la vignetta (sempre del NYT!) è un’ulteriore provocazione, ma sappiamo che le creme solari contengono sostanze chimiche che se spalmate sull’intera superficie corporea possono venire assorbite. Tra queste i parabeni che possono dare allergie e disturbatori endocrini che possono interferire con i meccanismi ormonali. Se poi consideriamo l’abitudine di ricoprirsi interamente di crema, che può contenere parabeni, benzofenoni, cinnamati, siliconi e acrilati, per poi entrare in acqua (e farlo più volte al giorno) è evidente come questo equivalga a scaricare direttamente in mare tonnellate di inquinanti dannosi per l’ecosistema (Come l’Ethylhexyl methoxycinnamate di recente accusato di essere tossico per i coralli).
Inoltre, l’abuso di creme solari, associato alla tendenza a stare sempre meno all’aria aperta, può ridurre significativamente la produzione di Vitamina D, che la nostra pelle sintetizza a partire dal colesterolo sotto lo stimolo dei raggi UVB. La carenza di Vitamina D può avere conseguenze importanti per la salute tra cui, oltre ovviamente a rachitismo e osteoporosi, anche malattie cardiovascolari, diabete, allergie, disturbi cognitivi e cancro. Addirittura un rivoluzionario studio del 2011 pubblicato su Cancer Prevention Research suggerisce che il livello ottimale di vitamina D nel sangue offre una protezione sufficiente contro le scottature del sole e il cancro alla pelle.
A questo punto, la domanda è “E quindi, come ci possiamo proteggere dai raggi UV?” e la mia risposta è “Con quello che la natura ci ha regalato: l’ombra!”. E con magliette, occhiali e cappellini. E limitare l’utilizzo delle creme alle zone che non è possibile proteggere diversamente e/o alle situazioni in cui è impossibile proteggersi diversamente. Quello che trovo assolutamente irrazionale e assurdo è ricoprirsi di crema 50+ dalla testa ai piedi per poi spostare il lettino fuori dall’ombrellone e sdraiarsi due ore al sole! “E i bambini?” chiede la mamma premurosa. “Ancora di più!” rispondo io, se pensate che nel portale della salute della Comunità europea è raccomandato di non usare creme solari sui bambini fino ai 4 anni di età!
“E l’abbronzatura?” mi chiede. Anche qui basta un piccolo ragionamento: il “fattore di protezione” delle creme solari è calcolato come moltiplicatore del tempo che si può stare al sole per ottenere la stessa dose di raggi UV, vale a dire che con una protezione 30 posso stare al sole 30 minuti per ottenere la dose di UV (e quindi l’eritema e quindi l’abbronzatura) che potrei ottenere stando un minuto senza quella crema. Posso ottenere lo stesso risultato stando 4 minuti al sole senza crema e poi ritirandomi all’ombra, che rimanendo 2 ore (4 x 30 = 120) con un SPF30.
Concludendo: si al sole preso con misura per godere di tutti i suoi benefici tra cui quello di farci produrre la preziosa Vitamina D, e poi sistemi di protezione “naturali” (innanzitutto ombra!) qualora possibile e crema solare solo nei punti o nelle situazioni in cui sia impossibile proteggersi diversamente.
Vedi anche: Come scegliere il solare? La guida di Skineco.org
(Articolo pubblicato su Temponews del 19/07/2017)